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Il marchio di moda italiano Fendi lancia la sua nuova borsa Peekaboo con l'aiuto dell'attrice candidata all'Oscar Naomi Watts. In un breve spot intitolato “Wild Untamed Naomi”, gli spettatori seguono l'attrice, a casa sua, mentre recupera diversi oggetti dalla nuova borsa Fendi. Sorprendente, comico e divertente, il cortometraggio rappresenta l'atteggiamento espressivo della borsa Peekaboo.
 
"Naomi Watts è una persona nota per il suo grande senso dello stile e per essere in grado di passare dall'essere in giro a colpire il tappeto rosso", ha detto Kimmie Smith, cofondatore e direttore creativo di Athleisure Mag, New York. “Vederla indossare capi della casa di Fendi e le loro iconiche borse è un ottimo modo per vedere la loro versatilità.
 
"Penso che quando sei in grado di vedere un marchio nell'ambito della casa di una persona e attraverso varie vignette, aggiunge la personalità della persona che ne è coinvolta", ha detto. "Mette gli spettatori e i consumatori a proprio agio nel vederlo e nel pensare a come può essere indossato o utilizzato nelle loro vite".
 
Il cortometraggio è in collaborazione con Vogue Australia ed è stato realizzato per celebrare l'apertura della nuova boutique Fendi a Sydney. 
 
L'immagine è presa dal nuovo video di Fendi su Youtube al link: https://www.youtube.com/watch?v=VwLj3ZzGR7Q&ab_channel=Fendi
 

Abiti gioiello e il bikini più costoso dell'estate 2021 realizzato in uno speciale tessuto di velluto nero e completato da una spallina in oro e diamanti. Sono le creazioni principesche della stilista Laura Spreti, nata in Italia ma trasferitasi a Lugano, lei stessa principessa.

Gioielli esclusivi esaltano i tessuti più preziosi per una moda che esprime le tecniche sartoriali italiane: tutti i suoi abiti sono completamente realizzati a mano utilizzando stoffe pregiate e dettagli in diamanti, zaffiri, rubini e smeraldi, su suoi disegni orafi realizzati artigianalmente in Italia. Nel corso della Monte Carlo Fashion Week 2021 e del Amber Lounge F1 Grand Prix, il 21 maggio presenta in anteprima mondiale il bikini con il gioiello che si può sganciare dal costume e indossare come un normale "tennis".

"Normale", si fa per dire: il gioiello che sfila a Montecarlo, infatti, già opzionato da un facoltoso cliente mediorientale, presenta, incastonati, 26 diamanti da un carato a pietra, di particolare purezza (G color VS1 Excellent), la cui quotazione supera i 125.000,00 Euro.

JAJO madeinitaly nasce da un insieme di esperienze, ricordi e appunti, di Rosario Migliaccio, fashion designer e ricercatore di nuove tendenze nel campo del pret-à-porter donna/uomo. Un concept moda, nel quale il design viaggia di pari passo con l'artigianato made in Italy, outfits e accessori progettati pensando all'uomo e alla donna, che pur amando la praticità, sono alla ricerca di qualcosa che li possa contraddistinguere nel quotidiano.

“AQUA” la collezione Spring/Summer 2021 firmata JAJO madeinitaly, prende spunto dal bisogno del designer di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla preservazione dell’acqua e della sua governance a livello globale. Un urban style composto da capi e accessori la cui trasparenza e la possibilità di trasformazione, ci ricongiungono all'elemento acqua. Impermeabili e giacche realizzati con tessuti trasparenti, felpe in cui predomina la limpidezza del bianco; abiti lunghi con stampe animalier: la giraffa e il maculato come simboli di bellezza, eleganza, intraprendenza e protezione dall'oscurità.

Gli accessori, come al solito, sono trasformabili permettendo di utilizzarli secondo le proprie esigenze, o il proprio gusto. Il bianco domina la cartella colori, accompagnato dal nero, grigio perla, tabacco e tocchi di colori fluo per “accendere” i capi di una nuova luce.

“Con questa collezione dichiara Rosario Migliaccio, vorrei porre l’attenzione sul problema dello spreco dell'acqua, un fenomeno purtroppo globalizzato che si ripercuote di conseguenza sull'ecosistema e sull'ambiente. Fonte di prosperità e risorsa primaria della nostra vita quotidiana, la sua vera forza è la trasformazione: nasce dalla sorgente e giunge al mare, diventando prima torrente e poi fiume.  La sua preservazione, nel nostro futuro dipende da scelte precise, che possiamo compiere ognuno di noi … oggi”.

Il mondo della moda è affascinante e complicato allo stesso tempo, entrare a farne parte non è facile come sembra. Marzia Polidori è una giovane imprenditrice di successo che si è saputa rapportare rapidamente al settore digitale, divenendo in pochi anni proprietaria di due negozi di abbigliamento e un brand personale, GLSR. 

 

Marzia, sei un vero esempio di impegno e dedizione per molte giovani donne in carriera. Hai sempre avuto la passione la moda?

Sono sempre stata attratta dal mondo affascinante ed estroso della moda, poter riuscire a toccare con mano tutto ciò che lo riguarda è sempre stato uno dei miei obiettivi più grandi, fin da quando ero più giovane. I miei studi si sono infatti incentrati sul marketing e la pubblicità di questo settore; posso dire che le competenze acquisite si sono dimostrate, ad oggi, essenziali nello svolgimento del mio lavoro. 

Qual è stato il passo più significativo e concreto tramite cui sei riuscita a far diventare quella che era una passione un vero e proprio lavoro?

Beh, sicuramente l’iniziativa per me più importante è stata l’apertura del mio primo negozio qui a Roma, Gloss. Mi ha fatto capire che pian piano i miei sogni stavano prendendo forma. Qualche anno dopo, un altro traguardo fondamentale è stato l’acquisto della licenza di un brand molto di moda negli anni 90, l’ONYX, portato nuovamente in produzione. È stato rivendendone la licenza che ho potuto procedere verso la creazione di un brand tutto mio, GLSR. Senza alcun dubbio, lavorativamente parlando, questi episodi hanno rappresentato per me dei veri e propri successi personali. 

Qual è il tuo rapporto con il mondo del digitale?

Prima ancora dell’apertura dei negozi fisici e della creazione del mio brand, Gloss nasce sui social, in particolare sulla pagina Instagram. Tutto è iniziato sette anni fa, penso di essere stata tra le prime a comprendere l’importanza e l’enorme portata del digitale, decidendo così di investire su quest’ultimo e iniziare a vendere online. Solo dopo, grazie al successo raggiunto, ho potuto aprire il mio primo negozio e da lì iniziare tutto il mio percorso nel mondo della moda. Nell’ultimo periodo inoltre, occupandomi da tanto del settore e avendo un occhio attento, ho potuto comprendere il cambio generazionale e quello di piattaforma da Instagram a Tik Tok. È proprio per questo che ho investito molto nei giovani tik tokers e influencer ed è così che sono riuscita a creare una vera e propria community, adattandomi alle nuove esigenze digitali e giovanili. 

Secondo te, quali saranno le conseguenze del fenomeno della digitalizzazione nel mondo della moda? Maggiori opportunità o, al contrario, meno lavoro per chi non sarà in grado di adattarsi come hai fatto tu?

Sicuramente il digitale ristringerà il campo. Chi riuscirà a stare al passo con i tempi e con le novità avrà un pubblico sicuramente più ampio rispetto chi, invece, rimarrà statico e legato alle classiche abitudini da commerciante. Ciò non toglie che le persone abbiano bisogno del digitale ma anche del negozio fisico e del rapporto in prima persona con quest’ultimo. Perciò, a mio parere, si continuerà sempre più a comprare online ma rimarrà comunque il piacere nell’andare a trovare il negoziante di fiducia, parlare con i commessi, farsi consigliare o comunque mantenere un rapporto diretto e fisico con chi di dovere.  Spero che alla fine dei giochi non si arrivi a un equilibrio.

Come hai affrontato il lavoro durante il periodo di pandemia? Ci sono stati dei momenti di crisi o la tua attività non ne ha risentito?

Durante la pandemia, paradossalmente, le mie vendite sono aumentate; ho avuto l’idea di aggiungere al classico sevizio WhatsApp che tutti i negozi come il mio posseggono, il sito Web. Ho deciso di rischiare investendo denaro, ma alla fine il rischio ha portato guadagno, poiché l’apertura del sito ha indubbiamente generato un aumento delle vendite.  Dunque, posso dire che per me il periodo di pandemia ha rappresentato uno stimolo a non arrendermi e portare a termine progetti che probabilmente sarebbero stati compiuti su una scala temporale più lunga. Anche in situazioni così brutte bisogna sempre cercare il positivo, finché si può. 

Dal momento in cui, come sappiamo, sui social ognuno può esprimere la propria opinione, ti sei mai trovata in situazioni scomode, a contatto con persone che non hanno apprezzato il tuo lavoro?

Certo, quando ci si espone molto sui social è normale ricevere sia complimenti che critiche, nel mio caso molto spesso dietro i profili fake che tendono a insultare si possono nascondere anche molti competitor. A prescindere la mia “strategia” è quella di non rispondere o comunque rispondere sempre con positività anche alle critiche, per mostrare la solarità che mi appartiene. Non è giusto dare un cattivo esempio alle persone che mi seguono e reagire alla negatività con altra negatività, vince sempre il sorriso. 

C’è un consiglio che daresti a chi vorrebbe fare il tuo stesso lavoro per realizzare i propri sogni e concretizzarli come hai fatto tu?

Credere in ciò che si fa è il segreto per raggiungere ogni cosa.  Se hai davvero un sogno o una forte passione prima o poi la magia avverrà, senza che tu te ne renda nemmeno conto. Senza dubbio serve la dedizione e il lavoro ma una volta raggiunto il tuo obiettivo verrai ripagato di tutti i sacrifici. Perché? Semplice, perché quando fai qualcosa che ti piace una giornata passa in un batter d’occhio. Poi certo ti può anche andare male, non sempre le cose vanno come vorremmo, ma la vita è una, tanto vale rischiare!                    

Lusso e moda seguono i ritmi di internet e delle nuove generazioni. Proprio da qui nqasce lo studio di Luxe Digital che ha analizzato oltre 3.000 data point di Google, confermando lo strapotere su internet di Gucci. Questo, infatti, è il marchio di lusso online più popolare con il 15,2% dell’interesse di ricerca totale per i beni di lusso. Seguono Chanel con l’ 11,6% ed Hermès con il 10,2 per cento.

Louis Vuitton, Burberry e Balenciaga vedono la loro popolarità online in calo rispetto allo scorso anno, mentre vola Versace. Saint Laurent, Fendi e Lancôme non sono entrati nella top 15 2021, mentre Dolce Gabbana, Tom Ford, Estee Lauder, Moncler e Givenchy, pur fuori dall’analisi, stanno guadagnano terreno e puntano al riscatto nel prossimo anno.

Lo stile e l’arte di un occhiale possono essere davvero frutto della particolare raffinata genialità di chi li crea. E’ il caso di Marco Melis, vera eccellenza italiana del Made in Italy nel settore dell’ottica, che negli anni ha saputo fare di una sua passione, un lavoro prima e un’impresa poi. Oggi sono molti i personaggi anche internazionali, dal regista Spike Lee all’attrice Monica Bellucci, che indossano le sue “creazioni”.

Titolare della Marcomelis Eyewear, Melis ha una sua filosofia per creare un modello o una collezione di occhiali: immaginare ogni singolo pezzo come un accessorio per dare risalto al volto e all’outifit di chi lo indossa. Rispetto ad altre attività, durante i mesi più duri della pandemia, ha stretto i denti continuando a dare lavoro ai suoi dipendenti che sono per lui diventati nel tempo una seconda famiglia. Per continuare a garantire l’esclusività della sua produzione. Ecco perché secondo lui c’è solo un modo per riuscire a salvaguardare l’economia nazionale: proteggere e difendere la qualità italiana evitando il facile abbaglio dei costi di produzione più bassi proposti all’estero ma che alla lunga rischiano solo di fornire alla clientela proposte non di qualità ma grandi numeri.

Il 2020, l’anno della pandemia Covid-19, l’industria manifatturiera italiana ha segnato un calo significativo generale del 14.3% sul fatturato. E questo nonostante gli incentivi statali, come il Bonus Vista, per il settore ottica. Anche lei è convinto, come stabiliscono le indagini di marcato, che nel 2021 vi sarà una ripresa?

Qui dobbiamo fare un passo indietro, prima della pandemia, quando molte aziende sono andate a produrre altrove, causando una crisi ai nostri terzisti. Io in quel momento ho deciso di rimanere in Italia e successivamente con l’arrivo della pandemia ho risposto investendo nei terzisti che erano rimasti senza lavoro. Questo è stato il mio modo di rispondere alla crisi e alla pandemia stessa, utilizzando un periodo di blocco totale per attrezzarmi alla ripartenza. E' stata dura e ancora non so se sono stato bravo o incosciente rischiando parecchio, so solo che oggi i miei ragazzi sono ancora tutti al proprio posto di lavoro e certamente senza di loro non avrei potuto fare niente, devo solo ringraziarli.

Quale potrebbe essere la proposta per il rilancio?

La ripartenza ci sarà e anche proficua per chi ha resistito e ha potuto investire come noi. Stiamo parlando di un ennesimo "dopoguerra", con la differenza che non dobbiamo ricostruire né strade né case, ma reti vendita.

Altro tema scottante è la contraffazione, che paradossalmente nel 2020 ha comunque contribuito in larga scala a perdite ingenti. Come stilista ma anche imprenditore, si sente tutelato e quale sarebbe secondo lei il miglior modo per abbattere il fenomeno?

La contraffazione purtroppo esiste perché esiste la richiesta. Fino a quado con cambierà la cultura delle persone tutto questo non avrà battute d’arresto, malgrado gli sforzi del Governo nel trovare leggi adeguate al caso. Vedo spesso e volentieri bancarelle e mercatini con occhiali di marca di dubbia provenienza e originalità. Dovremmo tutti imparare che se una cosa non possiamo permettercela non è la fine del mondo.

La sua caratteristica è il claim che si ritrova sulle asticelle dei suoi occhiali: “Fatto da un Italiano”. E’ un inno al Made in Italy o una sana fierezza originale?

La frase “Fatto da un italiano” è una mia provocazione, poichè troppo spesso vediamo improbabili  critte tipo “Hand made”, “Made in Italy” etc . Io ho voluto comunicare di più, prendendo le distanze, dicendo la stessa cosa, ma vera!

Da quando è nato lo stile, gli occhiali sono un accessorio strategico per gli outfit di chi è fashion victim. Dica la verità: in questa epoca 2.0, e in vista di quella 3.0, quanto conta la firma di una griffe di prestigio rispetto alla qualità del prodotto?

Facciamo subito una distinzione e permettetemi anche di fare chiarezza. Voglio citare due tipi di realtà produttiva: quella artigianale e quella cosiddetta "a controllo numerico". La prima è intuibile: parliamo di un occhiale completamente fatto mano, che viene tagliato attraverso l’utilizzo di un pantografo, pezzo per pezzo.  Il controllo numerico invece è una sorta di catena di montaggio, dove le montature degli occhiali vengono tagliate in serie da apparecchiature industriali. La differenza è che nel primo caso la qualità del prodotto è garantita, nel secondo c’è comunque un buon livello ma in un contesto in cui il processo di realizzazione nasce per ottenere pezzi nel minor tempo possibile. Fatta questa distinzione, non significa che avendo indosso un modello griffato sia di fatto sinonimo di eccellenza.

Lei ha disegnato montature per personaggi internazionali come Spike Lee e Monica Bellucci. C’è una sostanziale differenza nel creare modelli destinati a questi grandi nomi, rispetto poi a quelli per la clientela di massa?

Come dicevo prima la differenza è l’approccio. Io guardo l’anima delle persone, indipendentemente dalla loro bellezza o estrazione sociale. A me piace prolungare l’anima delle persone e farla risaltare sul volto. Quando ho disegnato gli occhiali a Monica Bellucci ho pensato in un primo momento alla diva che risiede dentro lei, ma era troppo scontato.  Ho scelto quindi di proteggere la sua parte interiore, quella timida. Monica ha voluto sapere ogni singolo procedimento adottato per i suoi occhiali e quando li ha indossati li ha definiti “dei bellissimi guanti”. Gli occhiali per Spike Lee sono nati con una provocazione, ho voluto crearli in una forma che lui non usa mai: con le lenti a goccia ma strani, anima in metallo e borchie in acetato. Praticamente due occhiali in uno. Volevo che avesse un pezzo unico che esprimesse robustezza e stabilità come una sorta di incontro tra due mondi.

Nelle foto in cui lei è con il grande regista americano, notiamo che ridete. Cosa si ricorda di quell’incontro?

E’ stato davvero divertente, ci siamo incontrati al Festival di Venezia dopo la conferenza stampa di un suo film. Ho fatto in tempo a darglieli in quei pochi attimi in cui un personaggio come lui li ha a disposizione. Non appena è stato possibile, mi sono infilato un paio di guanti bianchi e gli ho sporto i suoi occhiali, dicendo: “Hi,  these are your sunglasses”. Spike ha preso i suoi e ha fatto finta di gettarli via ridendo. Anche lui non poteva credere che qualcuno a distanza potesse cucirgli addosso un paio di occhiali.

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