Il mondo della cucina, negli ultimi anni, ha subito un processo di spettacolarizzazione, mettendo in ombra una parte fondamentale come quella del servizio di sala, quasi declassato e assente dall’immaginario comune.
Per rilanciare la professione di sala in tutte le sue varianti – cameriere, sommelier, bartender e maître – il CMFP di Castel Fusano a Roma, coordinato dal Prof. Livio Ciappetta, ha organizzato un incontro sul tema. Tali figure, infatti, sono la parte visibile dell'impresa di ristorazione e ne definiscono il carattere e molto spesso ne determinano il successo o il declino. Lo storytelling su ricette e prodotti impazza, ma nessuno racconta più la nobiltà antica e le sfide moderne di questo importante lavoro, con i giovani che non “sognano” il lavoro di cameriere. Il numero di iscrizioni negli istituti alberghieri d’Italia, salvo rare eccezioni, conferma il picco verso il basso.
Fabrizio Fraschetti (Direttore del CMFP di Castel Fusano) ha detto: «La sfida che abbiamo raccolto e lanciato è di immaginare il cambiamento e reinventare la figura del cameriere, per renderla attraente come lo è diventata quella dello chef. Insieme alla ristorazione romana e alle istituzioni, vogliamo costruire una nuova immagine di questo antico mestiere».
«Abbiamo esposto le nostre idee – ha spiegato il Prof. Livio Ciappetta – tramite un menù preparato e servito dalle ragazze e dai ragazzi di Castel Fusano, enfatizzando in ogni portata il ruolo della sala, nella speranza che generi un momento di riflessione sul tema. I nostri docenti di cucina sono rimasti un passo indietro lasciando, il piacere della finalizzazione ai colleghi in giacca e cravatta».
Per il Prof. William Ventura «va valutato il valore aggiunto di una sala di livello per il ristoratore, oltre al ruolo centrale che assume nell’identità, non solo del ristorante, ma anche per veicolare le proposte dello chef e l’offerta della cantina, che vanno raccontate e sostenute».
Alla giornata hanno partecipato nomi importanti della ristorazione romana come l’ARCS (Associazione Ristoranti Centro Storico) Roma con Lorenzo Lisi e rinomati ristoranti capitolini come Orma, Pierluigi, Pipero, Il Tino, Patty Bistrot, Osteria dell'Orologio e Gastaldino.
Nel primo di questi articoli, avente come soggetto il mondo degli eventi, è stato espresso un moto di speranza per un settore che è stato tra i primi ad aver risentito del lockdown.
In questi articoli affronteremo, per ogni appuntamento, un argomento specifico con la sintesi di colloqui effettuati con esperti e professionisti del settore, per avere un quadro il più veritiero ed obbiettivo possibile di quello che sta accadendo.
L’organizzazione di eventi live ha subito una brusca ed improvvisa frenata con il lockdown su tutto il territorio italiano. Un blocco che ha inceppato a catena anche tutti i fornitori che collaborano con le agenzie (Hotel, Agenzie di Viaggio, Catering, Service di Tecnica, ecc…)
Già da tempo questa articolata realtà aveva bisogno di un urgente restyling per sopravvivere nel veloce mondo in cui ci troviamo a vivere. Tale fattore esterno, per quanto negativo, potrà essere la scusa per cambiare alcune dinamiche ormai obsolete con cui ci troviamo a combattere quotidianamente.
Nostra ospite in questo appuntamento è stata Vanessa Fulvio, Responsabile Commerciale di Casta Diva Events Italia e Managing Director della sede romana.
Quali potrebbero essere i sostanziali cambiamenti di cui si ha bisogno?
I convegni, nei limiti del possibile, non si sono fermati, anche grazie alle piattaforme virtuali. Qui i relatori ed il moderatore, insieme agli ospiti, partecipano all’evento attraverso uno schermo.
I mesi di maggio e giugno, per questo mondo, sono considerati “caldi” poiché quotidianamente pieni di eventi di ogni tipo. Essere riusciti a tamponare in questo modo è una sopravvivenza momentanea, ma non potrà essere, in futuro, la soluzione. Pensiamo solo a quanti, in questa limitata realtà virtuale non sono stati considerati: catering, location, alberghi, transfer…
L’importanza dell’evento dal vivo è sotto gli occhi di tutti. La comunicazione visiva e la presenza, anche se solo da un palco, trasmette alla platea quello che uno schermo non potrà mai sostituire.
Una Soluzione?
“Eventi Ibridi”. Una sorta di via di mezzo per cui avremo una platea dal vivo ma anche una virtuale, il che permetterebbe a tutti di partecipare sia dal vivo che da remoto. Quest’ultima parte potrebbe presenziare “da remoto”, seguendo direttamente da ovunque si trovi.
Belle le convention con 3.000 persone, ma bisogna dare la possibilità di vivere l’emozione di una manifestazione anche a chi non può farlo e sicuramente certi costi sono diventati inutili in momenti come questo. Questo tipo di organizzazione potrebbe essere uno spiraglio di luce.
Quali saranno le agenzie che sopravviveranno a questo periodo?
Passeranno incolumi questo periodo le realtà che saranno state in grado di adeguarsi con un prodotto diversificato: una comunicazione adeguata al periodo, ad esempio. Casta Diva produce anche spot ed in questo momento storico questa forma di comunicazione è stata considerata “bene primario” insieme alle telecomunicazioni e al comparto alimentare.
Casta Diva ha organizzato per Huawei un concerto con circa 120 mila spettatori virtuali. Adeguarsi, in questo caso, credo sia un pallido eufemismo.
Quando possiamo prevedere una ripresa?
Non ci prendiamo in giro… il colpo è stato pesante, l’anno chiuderà con almeno un -50% per questo comparto. Le aziende investiranno di meno e ridurranno il budget ed era prevedibile. Forse, però, la luce in fondo al tunnel sarà data dagli investimenti che verranno fatti in tecnologia. Impareremo a fare delle convention più corte in termini di tempo e gestite in maniera più funzionale.
Da questo incontro, anch’esso virtuale, è scaturito un bel dialogo; il mondo degli eventi sta finalmente cominciando a cambiare il suo modus operandi.
Sabato 16 e domenica 17 settembre arriva a Cosenza la seconda edizione di “Fichi Festival”, la kermesse ideata dal Consorzio di Tutela Fichi di Cosenza Dop. I fichi saranno presentati nei loro mille volti, diventando protagonisti di una due giorni tutta da gustare.
Due giorni intensi nel corso dei quali si darà risalto alla bontà ed alla qualità dei Fichi di Cosenza Dop conosciuti in tutto il Mondo. Nel ricchissimo cartellone di eventi si inserisce anche lo show cooking, in programma domenica 17 settembre alle ore 20 e coordinato da Vira Carbone.
A Villa Rendano si metteranno ai fornelli Alessandro Alessandro Circiello (Chef Rai) e Carlo Alberto D'Audino, Executive Chef del ristorante Roland Spazio Field di Palazzo Brancaccio a Roma. Vista l’origine calabrese, Chef D’Audino si è detto entusiasta di poter partecipare all’evento: «Per la prima volta mi esibirò in questa manifestazione e, da calabrese, ne sono estremamente contento. Soprattutto perché potrò valorizzare un’eccellenza come il fico di Calabria».
Chef D’Audino presenterà una ricetta che andrà a scavare nella tradizione, rielaborata però in chiave moderna: risotto con brodo di prosciutto crudo, fico di Cosenza DOP e limone.
"Un ricordo molto nitido che mi strappa sempre un sorriso è stato quando mia nonna mi regalò una cartellina di colore blu che conteneva tutti gli accessori per il ricamo ed io inizi a cucire con lei, in Agosto, su un balcone di Roma." Arianna Di Lembo, 40 anni, ci racconta della sua eterna passione per la moda diventata una professione a 360 gradi, che la vede impegnata tra teatro, cinema, sfilate ed insegnamento.
Qual è stato il tuo percorso accademico?
Come percorso accademico io intendo la formazione professionale aldilà delle certificazioni, penso sia molto più importante l'esperienza. Il mio, ad esempio, è iniziato quando avevo quattro anni, vengo da una famiglia di sarte e già da bambina mi ritrovavo a giocare tra stoffe e i ricami. Inteso nella forma tradizionale non l'ho infatti intrapreso. Nel 98', quando ero ancora alle superiori c'era un sistema scolastico chiamato terziaria che permetteva ai giovani di affacciarsi al mondo del lavoro. Proprio in quell'occasione conobbi uno stilista spagnolo, molto creativo, che mi prese a lavorare con lui per quattro anni. Dopo questo intenso periodo di formazione avevo però esigenza di certificare quello che sapevo fare e quindi tutti i diplomi e i vari corsi, ad esempio quello per taglio storico, sono arrivati dopo. Vado molto fiera dell'ultimo master a cui ho preso parte , grazie al quale mi sono confrontata con dei costumisti di fama internazionale tra cui il premio oscar Gabriella Pescucci, Carlo Poggioli e poi Alberto Spiazzi, al quale mi capita spesso di fare da assistente.
Ti dividi tra teatro e cinema, quale ambito preferisci?
Ho lavorato a teatro per tanti anni, solo una volta aver conseguito il diploma nel 2017 all' A.S.C (Associazione Italiana Scenografi, Costumisti e Arredatori) ho iniziato a muovere i primi passi sui set cinematografici. In totale onestà devo dire che questi primi passi non li ho sentiti totalmente miei. Adoro il teatro, amo l'odore di quel meraviglioso spazio, uno spazio che si trasforma in realtà differenti in pochi attimi, amo lo scricchiolio del palco e le luci che danno calore, amo anche il silenzio, mi emoziona e mi commuove. L'esperienza teatrale è sicuramente quella che preferisco ma è la meno proficua. il teatro è povero, non lascia spazio a tutti e si lavora poco e niente, soprattutto nei teatri minori. Non odio lavorare nel cinema, sia ben chiaro, è solo che non mi dà le stesse emozioni.
Oltre ad essere una sarta sei anche una stilista e da due anni hai deciso di dedicarti alle sfilate, perché questo cambio di rotta?
Lo stilista che mi ha formata faceva moda ma con un retrogusto di costume. In quel periodo ho iniziato a partecipare alle prime sfilate da assistente. Il fatto è che io adoro tutto ciò che si può toccare e modellare con la stoffa, che si tratti di costume o alta moda, sono cose diverse ma che viaggiano parallelamente. Questo cambio di rotta è stato un caso. Hanno iniziato ad invitare me e i miei abiti a partecipare alle sfilate. In questi ultimi due anni ho ripreso a sfilare dopo tanto tempo, ma questa volta da protagonista. Mi lusinga essere richiesta e mi elettrizza l'idea di sottoporre allo spettatore lo story telling della mia collezione, ho qualcosa da raccontare e voglio essere ascoltata!
Il tuo stile Gotico Dark Chic è inconfondibile, in che modo ti rappresenta?
Come ho detto prima le mie non sono semplici sfilate ma performance durante le quali mi rivolgo spesso alle donne vittime di violenza, perché purtroppo so cosa vuol dire. Il nero è un colore che mi ha sempre accompagnata perché nel buio c'è più serenità e silenzio rispetto alla luce e al rumore del giorno. La mia concezione di dark si allontana dagli estremismi punk, emo o heavy. Lo vedo sotto una chiave molto più elegante e sofisticata, come un luogo dove risiedono tutti i colori, le speranze, i sogni e che mi rappresenta appieno.
Sei anche docente di sartoria e modellistica, è un lavoro che ti soddisfa?
Molto. L'insegnamento è qualcosa che mi viene spontaneo, ancora oggi ho allievi che mi chiedono consigli e pareri a distanza di anni. Mi piacciono il contatto e la comunicazione costruttiva perché penso che dagli incontri e dallo scambio possano nascere delle cose belle e io sono una fan delle cose belle. Insegnare, trasmettere, formare non è solo una cosa che fa crescere l'altro, si cresce insieme e con soddisfazione.
Credi ci sia attenzione in Italia a livello istituzionale nel promuovere questo mestiere?
In Italia viviamo di rendita, siamo eredi del made in Italy, dei grandi artisti e degli artigiani. Con il tempo ci siamo imbastarditi, l'artigianato è in calo, e non perché non voglia esistere, semplicemente la moda viaggia veloce e l'artigiano ha spazi e tempi non adatti. Non posso dire che non ci sia attenzione a livello istituzionale, i corsi di formazione sono tanti e di vario genere, molti però non sono alla portata di tutti e non permettono a chi ha talento di emergere. Lo stato dovrebbe tutelare di più i talenti nascosti o costretti a rinunciare, dovrebbero esserci molte più possibilità. E' una frase fatta ma le cose non sono più come una volta, bisognerebbe ricominciare da capo, iniziare dalla formazione.
Cosa hai in cantiere? Quali sono i tuoi progetti futuri?
La situazione che stiamo vivendo oggi non mi da molto spazio per pensare al futuro. Un progetto che seguo ora è quello di cucire le mascherine per le persone e gli ospedali, a titolo gratuito. Tutte le sfilate, i concorsi e gli shooting che avevo in agenda sono ovviamente saltati. Ho un sogno nel cassetto però! Quello di poter creare opportunità attraverso delle associazioni per le donne vittime di violenza domestica, formarle nella sartoria e dare loro la possibilità di creare un'impresa, ecco questo è un progetto che vorrei riuscire a realizzare.
Il mercato del lusso cinese crescerà di oltre il 40% entro il 2024. Attualmente circa il 32% del fatturato mondiale del settore dei prodotti d’alta gamma passa per la Cina. Stando ai dati rilasciati da BCG significa che nei prossimi anni, la Cina rappresenterà circa il 70% del mercato mondiale del lusso.
I dati hanno evidenziato anche altri interessanti spunti di riflessione: i millennials guidano il settore del lusso e l’e-commerce è una tappa fondamentale per entrare nel mercato del gigante asiatico
Oggi i “millennials” cinesi sono il segmento demografico più importante del pianeta. Un esercito di 400 milioni di persone che hanno in mano le sorti del mercato. Ma cosa li contraddistingue? Chi sono e soprattutto, perché la lente d’ingrandimento dell’economia è puntata tutta su di loro? Si tratta della generazione nata a cavallo tra gli inizi degli anni 90 e 2000, hanno tra i 20 e 30 anni e rappresentano quasi un terzo della popolazione cinese.
Questi millennials sono il cavallo di traino della Cina 2.0, di un Paese che si sta modernizzando divenendo un polo high-tech di prim’ordine sul palcoscenico internazionale. Indipendenti e curiosi del mondo, ma con il cuore rivolto verso la mainland cinese.
Quasi la totalità di loro possiede uno smartphone, anche di ultimissima generazione, nonché casa ed auto. Sempre connessi al “villaggio globale”, gran parte delle loro vite ruota intorno alla rete: amicizie, divertimenti persino il lavoro è incentrato sul web.
Non è quindi un caso che il report di BCG sottolinei come oltre il 50% degli acquisti nel settore dei prodotti d’alta gamma sia avvenuto online, tramite un tablet o altro dispositivo mobile.
Un dato che non sorprende se prendiamo in considerazione che le recenti previsioni stimano che nel 2018 gli introiti derivati dal cross-border e-commerce raggiungeranno quota 1.4 trilioni di dollari. Circa il 40% del traffico e-commerce globale passerà per il Dragone.
Avere una buona strategia di web-marketing può essere fondamentale in un mercato vasto come quello cinese. Anche il Dragone ha i suoi “Chiara Ferragni”, personaggi come Gogoboy o Mr. Bags sono seguitissimi sui social, ma basta tutto questo?
Arruolare degli opinion leader con milioni e milioni di follower è come giocare sul sicuro, così come è più facile per la casa gestire la comunicazione tra il KOL ed i loro follower.
Una strategia che fino ad oggi ha funzionato. Tuttavia, c’è un aspetto negativo che non prende in considerazione un aspetto molto importante: la saturazione del panorama social della Cina.
Paradossalmente, allo stato attuale, i marchi rischiano di perdere la possibilità di stabilire una reale ed autentica connessione con il pubblico. Così come quella fiducia tra consumatore e produttore. Da non sottovalutare, inoltre, il rischio del calo di popolarità e credibilità dei KOL stessi.
Se quest’ultimi lavorano in contemporanea con più marchi, dove sta quel senso di esclusività che i brand di lusso vogliono trasmettere? C’è anche il potenziale problema di della troppa sovraesposizione degli influencer che, leggendo sul web cinese, vengono a volte paragonati a mercenari.
Il panorama digitale cinese è decisamente eterogeneo. Tuttavia è possibile stilare un elenco di categorie e nomi di nuovi KOL, che esulano dalla tradizionale blogosfera della moda. Tutti influencer in ascesa, che cominciano ad essere corteggiati dalle più importanti maison che rispecchiano meglio la Cina 2.0 guidata dai millennials.
In Cina vi è una riscoperta culturale che si riflette anche sui consumi. Se i brand occidentali sembrano non accorgersi, oramai i marchi cinesi di qualità stanno adattando prodotti e marketing utilizzando il patrimonio culturale del Dragone stesso.
Oramai per avere successo sul mercato cinese le strategie tradizionali non bastano. Contare solo sulla fama del marchio è ormai riduttivo. Costruire una conoscenza più approfondita della cultura e della storia cinese è altresì importante. Uno sfondo culturale superficiale non solo non avrà successo, ma potrebbe anche far sì che i millennials si prendano gioco dei marchi stessi sul web. Un vero boomerang in fatto di marketing.
Ed è ciò che sta avvenendo attualmente sui social del Dragone. Come consuetudine i principali marchi di lusso, per il Capodanno Cinese appena passato, hanno lanciato abiti, scarpe, trucchi e molto altro con l’effige di un cane. Alcuni graditi, ma molti dei risultati sono stati fortemente osteggiati sul web.
Tante le voci contrarie. I millennials non si vogliono identificare come 土豪 (tuhao) termine che letteralmente significa “patata arricchita” ed indica i nuovi ricchi senza cultura. C’è bisogno quindi di una conoscenza più precisa e profonda, che non deve necessariamente accondiscendere i millennials, ma li può aiutare a esplorare ulteriormente la cultura cinese.
Rianimare arti e mestieri antichi con l’aiuto di esperti e designer locali, è anche una via da percorrere. Le generazioni cinesi più giovani stanno appena iniziando a scavare nella loro cultura tradizionale, e sono ansiose di scoprire di più.
I marchi del lusso straniero possono sostenere questa rinascita culturale in atto finanziando, ad esempio, programmi culturali, o sviluppando prodotti specifici che possano coinvolgere le eccellenze artigianali locali di qualità, attingendo così al loro specifico know-how.
L’ARCS (Associazione Ristoranti Centro Storico) di Roma è da sempre attenta alla qualità del servizio offerto e durante questo periodo ha puntato ad un miglioramento costante della qualità dei servizi offerti. Sono state diverse le iniziative portate avanti dall’ARCS, che ha sempre messo al centro del proprio impegno l’eccellenza, senza trascurare il lavoro etico, la professionalità e la visione europea e mondiale della città di Roma.
Attraverso la partnership con NeXt – Nuova Economia X Tutti, ad esempio, ha potuto sfruttare l’iniziativa dell’Index per autovalutare il lavoro svolto e certificarne l’eccellenza. Dal lavoro con Musa Formazione, invece, sono stati elaborati dei modelli di dehors che dovranno rappresentare il futuro per la ristorazione romana, sulla scia di quanto già fatto in altre importanti capitali europee.
Proprio per l’eccellenza espressa nel settore della formazione, MUSA – azienda leader nel settore della formazione con esperienza più che ventennale, con una specializzazione nella creazione e nello sviluppo di corsi professionali in modalità e-learning – è stata scelta dall’ARCS che ha deciso di sviluppare il corso di “Restaurant Manager”.
Il settore turistico e ricettivo è sempre alla ricerca di nuove figure professionali da inserire nell’ambito lavorativo, mantenendo alti gli standard di qualità. Ecco perché c’è la necessità di formare i professionisti del futuro, attraverso un corso pratico e teorico che faccia conoscere loro tutti i segreti del mestiere.
Con 150 ore di lezioni tecnico pratiche e 400 ore di stage retribuito per l’assunzione, i partecipanti al corso saranno seguiti da professionisti del settore. Tra i formatori ci saranno, infatti, manager e direttori delle strutture, facenti parte dell’ARCS Roma, e di strutture alberghiere e ricettive di grande lustro. Ne citiamo alcuni: gruppo Voi Hotel partner Alpitour, Apuliahotel group e BV Oly Hotel. I partecipanti al corso saranno poi inseriti nel programma di tirocinio retribuito declinato all'assunzione.
Nel corso delle lezioni, che si svolgeranno in una sede di Roma, si apprenderanno i quadri normativi, la comunicazione nella ristorazione, la sicurezza e l’igiene, la mise en place, il servizio di sala e i metodi di servizio.
Al termine del corso ci sarà uno stage retribuito, da svolgere direttamente nelle strutture convenzionate di Roma e dintorni. Le stesse che cercano professionisti da assumere e si sono rivolte a Musa Formazione, che grazie a questo corso aiuterà a sviluppare le competenze necessarie a gestire il lavoro facendo esperienza e pratica in diversi ristoranti. L'obiettivo è, infatti, fornire una comprensione dettagliata della gestione di un'attività ristorativa, dall'organizzazione dell'ambiente di lavoro alla gestione del personale e della clientela. Alla fine del corso, i partecipanti sapranno prendere le giuste decisioni per operare nel settore della ristorazione in modo efficiente e professionale.
Mercoledì 16 ottobre, in occasione dell’inaugurazione del nuovo Anno Accademico 2019/20, Accademia del Lusso ha avuto il piacere e l’onore di ospitare Mario Dice, stilista di grande talento e fondatore dell’omonimo brand.
La di Accademia del Lusso è lieta di comunicare la nascita del portale luxuryagencynews.it, una fonte di informazioni dinamica e centrata sull'argomento luxury. Lo staff dei giornalisti, coordinato dal Dr. Stefano Testini, porterà sul portale tematiche variegate riguardante il mondo Luxury e non solo.
Buona Fruizione!
Staff Luxuryagencynews
Nel corso della 55esima edizione di Vinitaly, l'Assessore all'Agricoltura della Regione Campania Nicola Caputo ha premiato 19 ristoranti italiani con il riconoscimento "Ambasciatori dei Vini della Campania" attribuito ai ristoranti che con la loro Carta dei Vini svolgono un ruolo di ambasciatore dei vini campani sul territorio italiano.
Una giuria di esperti composta da Gianni Fabrizio (Curatore della Guida Vini d’Italia del Gambero Rosso), Leila Salimbeni (capo redattore della rivista Spirito diVino), Guido Invernizzi (relatore AIS ed esperto dei vini della regione Campania) e Chiara Giovoni (Ambassadeur du Champagne in Italia, wine expert e ideatrice dell'iniziativa ) ha premiato le più significative carte dei vini dei ristoranti italiani fuori dai confini regionali campani, scelte per la loro interessante selezione dedicata ai Vini della Campania, con particolare attenzione alle liste vini caratterizzate da originalità, profondità ed ampiezza. Un attento lavoro di scouting e analisi che ha portato ad una prima selezione di oltre 200 carte dei vini, cui è seguita una shortlist da cui è stato scelto un solo ristorante per Regione, il primo ad entrare a far parte del network nazionale degli "Ambasciatori". Alla premiazione, che ha visto una grandissima affluenza di pubblico, hanno partecipato tutti i ristoranti vincitori, rappresentati dal loro sommelier, maître o patron provenienti da tutta Italia: "Un momento emozionante - ha dichiarato l'Assessore Caputo - che ci ha permesso di condividere il grande lavoro di valorizzazione portato avanti da appassionati ristoratori italiani per promuovere le eccellenze enoiche campane. SI tratta di un premio a cui la Regione Campania tiene particolarmente, che continuerà nei prossimi anni per consolidare un gruppo di ristoratori che annovera sin da ora realtà di eccellenza stellate e non." Le future attività dedicate al network saranno raccontate sul sito dedicato www.vinidicampania.com.
Sono stati anche attribuiti 3 premi speciali nella Regione Campania, con la collaborazione del giornalista enogastronomico Luciano Pignataro: due premi alla carriera ai ristoranti Don Alfonso 1890* di Massa Lubrense e Oasis Antichi Sapori* di Valle Saccarda, e un premio giovane stella al ristorante SUD* di Quarto.
In questo momento di celebrazione delle eccellenze campane del vino, l'Assessore Caputo ha voluto cogliere l'occasione per manifestare l'orgoglio della Regione Campania per l'attribuzione del "Premio Angelo Betti - Benemeriti della Vitivinicoltura” ad Andrea Ferraioli della cantina Marisa Cuomo. Un importante riconoscimento che rende merito a quanti con la propria attività professionale o imprenditoriale abbiano contribuito e sostenuto il progresso qualitativo della produzione viticola ed enologica della propria regione e del proprio Paese.
I 19 Ambasciatorie dei vini di Campania
Val d’Aosta: Ristorante Bellevue - Cogne
Liguria: La Brinca - Ne Genova
Lombardia: Sine by Di Pinto - Milano
Piemonte: Villa Crespi*** - Orta San Giulio
Veneto: Bottega del vino - Verona
Trentino Alto Adige: La stüa de Michil - Hotel La Perla di Corvara
Friuli Venezia Giulia: Laite* - Sappada
Emilia Romagna: San Domenico** - Imola
Toscana: Il Piccolo Principe** - Viareggio
Marche: Marchese del Grillo - Fabriano
Umbria: Elementi Fine Dining - Brufa
Lazio: Idylio* - Roma
Molise: Locanda Mammí - Isernia
Abruzzo: Ristorante Reale*** - Castel di Sangro
Puglia: Pashà* - Conversano
Basilicata: Oi Marí - Matera
Calabria: Abruzzino* - Catanzaro
Sicilia: Signum* - Salina
Sardegna: Luigi Pomata - Cagliari