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Dopo L’Adolescente di Michelangelo e i San Pietro e San Paolo di El Greco, un nuovo capolavoro delle collezioni del Museo Statale dell’Ermitage di San Pietroburgo in Russia arriva in mostra a Roma grazie al mecenatismo culturale della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti. È Giovane donna di Pablo Picasso, un dipinto cubista del 1909 mai esposto prima d’ora in Italia.

A partire dal 15 febbraio 2022, il dipinto viene presentato al pubblico presso gli spazi espositivi di Rhinoceros gallery all’interno di Palazzo Rhinoceros, il polo culturale affacciato sull’Arco di Giano e progettato da Jean Nouvel, cuore delle sperimentazioni artistiche e culturali della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

Raffaele Curi, che traccia la linea artistica della fondazione, costruisce intorno al dipinto di Picasso un’ampia mappa esperienziale con un approccio immersivo e multimediale, in un percorso capace di mescolare musica, danza (dal Ballet Nacional de España al balletto Parade di Erik Satie) e memorie fotografiche della vita del pittore, dedicando inoltre un focus nella mostra al rapporto tra l’artista spagnolo e l’attore italiano Raf Vallone.

Promossa dalla Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e dal Museo Statale Ermitage e organizzata da Il Cigno GG Edizioni in collaborazione con Ermitage Italia e Villaggio Globale International, la mostra è aperta fino al 15 maggio, con ingresso libero.

È il nuovo, prezioso tassello di una collaborazione pluriennale tra la Fondazione Alda Fendi – Esperimenti e il celebre museo russo che, in occasione dei due precedenti appuntamenti espositivi dedicati a Buonarroti e a El Greco, è stata coronata da un successo di pubblico straordinario.

GIOVANE DONNA DI PICASSO

Giovane donna, olio su tela del 1909, appartiene alle opere preminenti di Pablo Picasso ed è un esempio peculiare della ricerca del pittore nella fase del Cubismo analitico. Il quadro ha partecipato a mostre internazionali ma non è mai stato esposto in Italia prima d’ora, il che rende straordinario l’evento espositivo della Fondazione Alda Fendi – Esperimenti.

A posare per Picasso è la modella, per quasi 8 anni sua amante, Fernanda Olivier. Il dipinto si rifà apertamente alla tradizione del ritratto da salotto, da cui tuttavia l’artista si discosta arrivando a dipingere la donna come l’idolo di un culto sconosciuto e misterioso.

Al di fuori della rappresentazione canonica di una bellezza ideale, la donna nuda è seduta in una poltrona di forma complessa e si staglia su uno sfondo neutro, scuro e astratto. I suoi occhi sono chiusi, sembra dormiente oppure sognante e la sua testa è leggermente inclinata. Manca una fonte di luce e le parti in cui si scompone il suo corpo sembrano illuminarsi di una luce interna. La corporalità descritta da Picasso è atipica e scultorea. L’estrema semplificazione della forma che si squaderna in molteplici sfaccettature è la componente essenziale di una pittura che si libera di tutti i dettagli secondari, celebrando il trionfo del disegno con linee ora dritte ora arrotondate. “L’artista rifiuta la rigidezza e la palpabilità materiale”, scrive nel testo critico che accompagna la mostra Olga Leontjeva, curatrice della pittura francese della seconda metà del XIX e del XX secolo del Museo Statale Ermitage. “Il suo personaggio diventa quasi effimero, si dissolve nel gioco delle sfaccettature, delle macchie chiare, si fonde con lo sfondo”.

Il dipinto apparteneva a Sergej Ščukin, celebre collezionista e mercante moscovita di opere del Modernismo francese, e fu da lui acquistato direttamente dall’artista.

Il titolo Giovane donna, come quello di altri dipinti di Picasso appartenuti sempre a Ščukin, fu dato dallo stesso collezionista ed è conforme al gusto del suo tempo e alla prudenza con cui, nell’ambiente dei mercanti di Mosca dell’inizio del XX secolo, veniva trattata la nudità.  Sergej Ščukin conobbe l’arte di Picasso a Parigi, dove il pittore si era trasferito a vivere nel 1904, frequentando l’appartamento di Leo e Gertrude Stein in Rue Fleurus che custodiva la più rappresentativa raccolta delle opere prodotte dall’artista fino ad allora.

Fu Matisse nel 1908 ad accompagnare per la prima volta Ščukin nell’atelier di Picasso, dove potè ammirare Les demoiselles d'Avignon. Ci volle un anno per superare l’iniziale titubanza, ma quando il collezionista acquistò la sua prima opera cubista fu presto affascinato da questa nuova pittura, a lui prima incomprensibile, al punto da volere tutta la serie di tele di Picasso del 1908.

In mostra alla Rhinoceros gallery è presente una rara fotografia della sala del palazzo di Ščukin dedicata a Pablo Picasso nel 1914, nella quale si vede anche l’opera Giovane donna: in un ambiente di appena venticinque metri quadrati con le pareti bianche e un soffitto a cupola, si affollavano cinquantuno lavori disposti su più file appartenenti al periodo blu, rosa e cubista del pittore.

A partire dal 1909 Sergej Ščukin iniziò ad aprire la sua residenza ogni domenica all'intellighenzia artistica russa, tra cui giovani pittori che altrimenti non avrebbero mai potuto vedere le tele epocali della sua collezione. Questa visione fu fondamentale per la nascita dell’avanguardia russa.

Requisite dallo Stato a seguito della Rivoluzione del 1917, tutte le opere della straordinaria collezione Ščukin furono nazionalizzate e tenute per oltre trenta anni nei depositi, bollate come “decadenti”. Nel 1948 una parte delle di esse venne destinata all’Ermitage e solo negli anni Cinquanta iniziò finalmente a essere esposta.

La collezione di Picasso del Museo Statale Ermitage a San Pietroburgo con i suoi trentotto dipinti – e tra questi parte delle opere collezionate da Ščukin – è giustamente considerata una delle più importanti al mondo per la rara completezza e per la sua qualità estrema.

L’ALLESTIMENTO, DA PARADE A RAF VALLONE

Il dipinto dell’Ermitage campeggia nello spazio espositivo della Rhinoceros gallery, offrendosi allo sguardo dei visitatori con un potere magnetico irresistibile. Raffaele Curi concepisce la mostra come un teatro, nel quale giganteggia un unico protagonista: lui, Pablo Picasso, con la sua Giovane donna seduta e scomposta secondo le regole geniali della sua invenzione artistica, il Cubismo. Il quadro emerge dal nero delle pareti e sembra illuminato da una luce interiore e preziosa. Un unico segno fortissimo, per raccontare Picasso a tutto tondo.

Racconta Raffaele Curi: “Pi-cas-so il destino di un uomo in un cognome! Ero un bambino di sette anni quando il mio maestro pronunciò per la prima volta il suono da concerto di Pi-cas-so, un artista legato fortemente alla musica. E le sue rivoluzioni pittoriche dal figurativismo al cubismo analitico seguono il classico quasi jazz di Satie, le pavane di Ravel, l’acciaio dorato di Stravinskij. Per me è musica da sempre: PI-CAS-SO”.

È musicale la chiave di lettura proposta da Raffaele Curi lungo il percorso espositivo della mostra, volta a esaltare l’intima armonia dell’arte di Picasso. Il motivo conduttore dell’intervento installativo di Curi è la danza. Si parte da un’avvolgente videoproiezione delle prove dello spettacolo La Templanza del Ballet Nacional de España, in cui il pubblico si trova direttamente immerso nella coreografia di Miguel Angel Berna, tra ritmi di nacchere e vivaci indicazioni impartite ai danzatori, e si arriva alle immagini di Parade, il celebre balletto in un atto del 1917 della compagnia dei Balletti russi di Sergej Djagilev, con musica di Erik Satie, soggetto di Jean Cocteau, coreografia di Léonide Massine, programma di Guillaume Apollinaire e con la direzione artistica di Pablo Picasso, che disegnò il sipario, le scene e i costumi.

Tutti gli ambienti della Rhinoceros gallery sono contaminati da suggestioni picassiane che alterano la percezione dei volumi. Lasciandosi alle spalle le vestigia della Roma antica che circondano il palazzo, i visitatori si ritrovano improvvisamente catapultati nella Parigi di inizio Novecento, davanti allo storico Café de Flore di boulevard Saint-Germain, luogo di ritrovo di artisti, scrittori, filosofi, intellettuali. Il café viene evocato in mostra con una finestra video, come un sogno in cui riecheggiano le voci di Edith Piaf e Charles Trenet.

Un focus nella mostra racconta il rapporto tra Picasso e l’attore Raf Vallone, uno dei pochi personaggi italiani di cui l’artista fu amico, attraverso le fotografie provenienti dall’archivio del figlio Saverio Vallone. Personaggio di rilievo internazionale, non solo attore ma anche partigiano, calciatore e giornalista, Raf Vallone fu un vero intellettuale dal profilo originalissimo. Una foto lo ritrae a casa di Picasso a Parigi. In un’altra del 1958, scattata nel suo camerino, Vallone è in compagnia del pittore, di Jean-Paul Sartre e di Jacques Prévert, dopo il suo debutto parigino nell’opera teatrale Uno sguardo dal ponte di Arthur Miller con la regia di Peter Brook, che annoverò un successo di pubblico di ben seicento repliche.

Accanto alle fotografie di Vallone, una selezione di immagini della eccezionale vita privata di Pablo Picasso: scatti che lo vedono al fianco di tante personalità dell’epoca, appartenenti al mondo dell’arte, del cinema, della letteratura, della politica e che raccontano la costellazione delle sue amicizie, i suoi amori, la mondanità e l’intimità.

GERTRUDE STEIN E ALDA FENDI

Un filo rosso lega la Roma di oggi e la Parigi di inizio Novecento: quello preziosissimo del mecenatismo. Attraverso gli esperimenti artistici della sua fondazione, Alda Fendi, mecenate ribelle innamorata della Città Eterna (che con questa mostra regala ai suoi concittadini l’occasione straordinaria di ammirare per la prima volta in Italia la Giovane donna di Pablo Picasso), si fa promotrice di una riflessione più ampia sul ruolo e sull’importanza del mecenatismo culturale. Per questo, lungo il percorso espositivo, Alda Fendi si rispecchia idealmente nel ritratto di Gertrude Stein dipinto da Picasso a Parigi tra il 1905 e il 1906, subito dopo il loro primo incontro, ed evocato nell’esposizione sul grande videowall che accoglie i visitatori. Con il fratello Leo, la poetessa e scrittrice Gertrude Stein fu protettrice di artisti e nel loro studio a Montparnasse, vero e proprio cenacolo culturale tra i più vivaci del suo tempo, trovò posto una delle prime mirabili collezioni di arte cubista della storia: non solo Picasso, ma anche Matisse e Derain.

Dichiara Alda Fendi: “Gertrude Stein con il suo gesto accogliente sceglie il talento di Picasso, ne è musa e talvolta consigliera, e tra le numerosissime donne amate dal pittore, forse la preferita. Forza del Mecenatismo e impietosa legge del talento, così scintillante di perdoni e follie. Picasso, il diamante della Stein, regala, attraverso di lei, l’irradiazione che solo il genio sa donare, negando sé stesso al mondo”.

Un amore, quello di Alda Fendi per Parigi, che si fa romanzo, viepiù avvincente nella misura in cui il suo appartamento nella capitale francese, dove ama soggiornare nel corso dei suoi viaggi oltralpe, è quello in rue Bonaparte 42 che fu di Sartre.

In un continuo gioco di rispecchiamenti, se Alda Fendi (insignita della Legion d’Onore dal presidente Macron) si immagina francese e veste i panni di Stein, allo stesso modo Pablo Picasso prende temporaneamente casa a Roma nella Rhinoceros gallery.

Alessia Caruso Fendi, direttrice della galleria, sottolinea l’importanza del terzo appuntamento con l’Ermitage. “La Rhinoceros gallery è un unicum: spazio che presenta opere di artisti, evocazioni culturali, snodi concettuali resi attraverso trasformazioni digitali, ispirazioni musicali. È un contenitore di afflati artistici dalle molteplici facce”. E, in questo senso, l’esposizione di un altro capolavoro, dopo Michelangelo ed El Greco, proveniente dalla prestigiosa istituzione museale russa esalta ancora una volta l’estrema versatilità di questo luogo della cultura non solo capitolina, ma aperta al mondo.

RHINOCEROS GALLERY

Rhinoceros gallery - nato nel 2018 - è uno spazio espositivo nel Foro Boario, in un’area di centrale importanza nella Roma antica, che vede oggi il suo fulcro nello splendido Arco di Giano.

La riqualificazione dell’area comprende il recupero e la ristrutturazione - per opera dell’archistar Jean Nouvel - dello storico palazzo denominato “Rhinoceros”, tra il Velabro, il Palatino e la Bocca della Verità.

Gli spazi artistici della galleria, si snodano lungo i sei piani del palazzo e culminano con lo spazio di Rhinoceros Entr'acte - Le Restau de la Galerie, il ristorante della Rhinoceros gallery e la visione delle terrazze panoramiche.

Sei piani dedicati all’arte, dal segno forte e non convenzionale, è un motore di creatività e un luogo di cultura per produrre esperimenti in assoluta libertà e che si caratterizzano per mostre, creazioni multimediali, action, interferenze artistiche che vanno dalle arti visive a quelle performative, ma anche un modulo per abitare e per vivere l’arte e nell’arte.

Ispiratrice della proposta artistica e culturale della galleria d’arte è la Fondazione Alda Fendi - Esperimenti che ha donato alla città di Roma, l’illuminazione permanente dell’Arco di Giano, realizzata da Vittorio Storaro (vincitore di tre premi Oscar per Apocalypse Now, Reds, L’ultimo imperatore) e Francesca Storaro (lighting designer).

IL RISTORANTE RHINOCEROS ENTR'ACTE

Rhinoceros Entr’acte, Le Restau de la Galerie, il ristorante della Rhinoceros gallery è un nuovo esperimento nel cuore della Rhinoceros Gallery. Teatro, cinema, arte, magia, circo, enfatizzano la ricerca della Gallery, che ora - ospitando Rhinoceros Entr’acte sulla meravigliosa terrazza panoramica - lascia spazio anche alle possibilità infinite della ristorazione.

Non replicare mai un esperimento riuscito, sarà il leit motiv che caratterizzerà Rhinoceros Entr’acte, Le Restau de la Galerie, il ristorante della Rhinoceros gallery dove tutto sarà possibile per chi prova con curiosità e non si arrende alle scelte prosaiche di chi artificializza un successo.

Il 3 dicembre, alle ore 17:30, si terrà l’inaugurazione di Archeologia della memoria, mostra personale del pittore informale Salvatore Bartolomeo, allestita nei suggestivi spazi dello Stadio di Domiziano con il patrocinio della Regione Lazio. La mostra, a cura di Giovanni Argan, Marta Bandini e Marcello Carlino sarà aperta al pubblico fino al 19 dicembre (dal lunedì alla domenica dalle ore 10:00 alle 19:00) e per visitarla sarà necessario possedere il green pass.

 

 

Archeologia della memoria presenta al pubblico venti opere, realizzate da Salvatore Bartolomeo tra gli anni ’80 e i giorni d’oggi, grazie alle quali è possibile ripercorre il suo originale percorso artistico. Attivo dalla metà degli anni ’70, Bartolomeo conduce da più di quarant’anni una coerente ricerca artistica attraverso il linguaggio espressivo dell’informale. Le sue opere, realizzate con la tecnica del collage, si presentano come rilievi di materia e colore consumati dal tempo, che rappresentano ‘luoghi della memoria’. Le opere in mostra si configurano, all’interno dello spazio dello Stadio di Domiziano, come degli ‘affreschi ritrovati’, che instaurano un dialogo tra il passato, in parte perduto, e il presente. Possiamo fare a meno della memoria e della storia? In che modo esse determinano il nostro presente e futuro? Questi sono i quesiti alla base della riflessione di Bartolomeo, che elegge il tempo a protagonista invisibile e silenzioso di tutta la sua ricerca artistica, concependo le sue opere come tessere di un unico grande ‘mosaico’ ad esso dedicato.

 

 

Lo Stadio di Domiziano si trasforma in quest’occasione in un luogo senza tempo, dove il mondo antico e contemporaneo s’incontrano e coesistono, conducendo lo spettatore in un viaggio emotivo attraverso la memoria.

 

 

Salvatore Bartolomeo (Formia, 1946) ha compiuto gli studi di Architettura presso le università di Firenze e di Roma. Ha esposto in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero come: Roma, Padova, Firenze, Modica, Bari, Milano, Livorno, Formia e Gaeta oltre che a Berna, Salisburgo, Dublino, San Pietroburgo e Ballinskellings (Irlanda). Ha ideato e diretto con la collaborazione della Soprintendenza Archeologica per il Lazio Performance multimediali nei siti archeologici del Museo di Formia e negli Scavi di Sant’ Erasmo. È inoltre intervenuto con installazioni sonore e visive nei Criptoportici di Formia, nel Cisternone Romano, nella Tomba di Cicerone a Formia, nel Museo Archeologico di Sperlonga e nel Museo di Terracina. Nel 2002 gli è stato assegnato il Premio Sebastiano Conca (XIV edizione del Porticato Gaetano). Dal 2011 si è dedicato prevalentemente a installazioni multimediali (Archeologie Divaganti) in siti archeologici del territorio laziale con il patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività culturali e della Regione Lazio.

Una serata all’insegna della beneficenza, della convivialità e, soprattutto, del vivere sano. Questi sono stati gli ingredienti del conviviale organizzato dal Rotary Club Roma Cristoforo Colombo, al quale hanno preso parte come graditi ospiti il Dott. Danilo De Mari e il Dott. Manuel Marco Mancioni.

Nel corso della serata, come nella migliore tradizione del Rotary Club, non sono mancati momenti di condivisione e convivialità, trasformati poi in grande curiosità ed attenzione quando i due relatori d’eccezione hanno preso la parola per discutere di sana alimentazione e di emozioni.

La serata è stata aperta dai saluti di Orlando Mancini (Presidente Rotary Club Roma Cristoforo Colombo), che ha commentato in maniera entusiastica: «E’ un vero onore avere nel corso dei nostri conviviali, degli appuntamenti fissi in cui ci ritroviamo con tutti i soci due volte al mese, due stimati professionisti come il Dott. Danilo De Mari e il Dott. Manuel Marco Mancioni. Due relatori di eccezione che sanno ben consigliarci come raggiungere il proverbiale binomio “Mens sana in corpore sano”. Un’altra grande serata, insomma, firmata dal Rotary Club Roma Cristoforo Colombo ».
I due ospiti d’eccezione, presentati dalla moderatrice della serata Benedetta Podestà, hanno fatto riflettere i presenti su tematiche assai delicate.

Silvia De Mari (Vicepresidente del Rotary Club Roma Cristoforo Colombo e Presidente della Commissione Rotary Foundation) ha successivamente ricordato che «i proventi di parte della cena e dei trenta volumi che il dott.De Mari ha voluto donare al club, andranno a completare un importante progetto di beneficenza portato avanti dal club per sostenere il viaggio negli USA di Gabriele, un ragazzo affetto da una grave patologia»


Il Dott. De Mari, autore del libro Restart Metabolico, è un farmacista esperto in fitoterapia. Ha deciso di laurearsi in farmacia per aiutare le persone attraverso la conoscenza delle molecole chimiche, convinto che esistesse una medicina per ogni male. Ben presto si è reso conto che questo approccio era riduttivo rispetto alla complessità dell’essere umano. Per questo -con convegni e formazioni- ha iniziato a divulgare elementi di fitoterapia, nutrizione e stile di vita in una visione integrata a professionisti e addetti ai lavori. Da circa cinque anni, attraverso i social ed eventi dal vivo, presenta la visione integrata della salute, trasformando in un linguaggio semplice e accessibile a tutti, quei concetti che risultano difficili e noiosi.


Il Dott. Mancini, Psicologo Clinico, life e business coach, e autore del libro “Narcisismo e Femminicidio”, ha parlato delle emozioni e di come queste siano in grado di condizionare la vita di ognuno di noi.


La serata è trascorsa piacevolmente tra condivisione del buon cibo a tavola ed un dibattito tra i due specialisti, che si sono confrontati con esperienza e professionalità sul tema del vivere bene ed in salute. «Una serata piacevolissima, dove si sono potute sviscerare tematiche interessanti e improntate a favorire una vita sana, sia dal punto di vista fisico che mentale» è stato il commento del Dott. De Mari, condiviso anche dallo stesso Dott. Mancini.

Un nuovo ed emozionante appuntamento e, questa volta sotto un firmamento di stelle, per l’edizione 2021 del Mascagni Festival caratterizzato da un’originale “Passeggiata Musicale” sul lungomare di Livorno da Ardenza ad Antignano.

La serata “Mascagni night”, farà rivivere le note del compositore labronico venerdì 13 agosto a partire dalle ore 21.30 e sarà realizzata in collaborazione con l’Istituto Superiore di Studi Musicali Pietro Mascagni.

Un’occasione speciale per scoprire, passeggiando, le pagine meno conosciute del repertorio mascagnano: sei distinte postazioni daranno vita ad uno spettacolo itinerante colorato di sfumature diverse per comporre un coinvolgente programma musicale.

Si parte, procedendo in direzione sud e, ovviamente, si potrà ripercorrere anche a ritroso da:

  • Postazione 1 e 2, Parco pubblico all’altezza dell’Hotel Universal;
  • Postazione 3, scalinata di Antignano;
  • Postazione 4, spiaggia delle Tamerici;
  • Postazione 5, spiaggia della Calalonga;
  • Postazione 6, Parco dello Scoglio della Ballerina.

Per ognuna di queste postazioni, lo spettatore potrà ascoltare varie formazioni strumentali e vocali, impegnate in arie tratte dalle diverse opere: da I Rantzau, Parisina, Nerone, Zanetto, fino alle più celebri Cavalleria rusticana, L’amico Fritz, Iris e Lodoletta, oltre che trascrizioni per formazioni di archi e fiati tratte dal ricco repertorio del musicista livornese.

Particolarmente rari ed interessanti le romanze mascagnane Sera d’ottobre, Rosa, Pena d’amore, Ballata medievale, La stella di Garibaldi e La ballata di maggio, dove sarà facile e piacevole riconoscere l’inconfondibile vena melodica del musicista livornese e l’impeto di tante sue composizioni. 

Protagonisti della serata saranno i soprani Oleksandra Dery, Eleni Komni, Maria Luisa Lattante e Angeliki Vardaka, il mezzosoprano Karatepe Tugce, il tenore Enrico Terrone ed il baritono Luca Bruno; al pianoforte Massimo Salotti, Eugenio Milazzo, Chiara Mariani.

Per quanto riguarda le formazioni dell’Istituto Superiore di Studi Pietro Mascagni saranno protagonisti il Quartetto d’Archi composto da: Arianna Argentieri e Matteo Lo Bracco, (violino), Schirin Massai (viola), Giulia Casini (violoncello), in “Mascagni, Mein erster Walzer”, trascrizione dalla versione pianistica di Fabio Machiavelli. Quartetto di clarinetti: Matteo Castellucci, Paola Primitivi, Michele La Greca (clarinetti); Gabriel Beghini (clarinetto basso), in “Mascagni, Cavalleria rusticana”. Preludio e intermezzo di Quintetto di fiati: Brugnoni Chiara (flauto), Spinelli Jessica (oboe), Ceccanti Adele (clarinetto), Vagnetti Lorenzo (fagotto), Cofano Daniele (corno) in “Mascagni, Isabeau, intermezzo”, trascrizione di Fabio De Sanctis De Benedictis.

La “Passeggiata musicale”, secondo quanto dichiara il Direttore Artistico del Festival, il Maestro Marco Voleri: “quando ho pensato al Mascagni Night mi sono immaginato un paesaggio marino - quello del lungomare livornese appena prossimo alla città – fatto di mare, scogli bagnati e tamerici. Un paesaggio, in quel tratto, protetto dal verde, che si affaccia con prepotenza sull’orizzonte salmastro. Un po' come il linguaggio delle composizioni mascagnane, ora dolci come il mare calmo della sera, ora irruente e piene di vita come le onde tempestose”.

In questa dolce e salmastra notte d’estate che anticipa la giornata di Ferragosto, la musica arricchirà lo storico lungomare di Livorno che, tra le province della costa toscana, è l’unico caratterizzato da tratti rocciosi e lunghe spiagge.

Il pubblico potrà godere l’evento con partecipazione libera e gratuita, nel rispetto delle norme previste ed attualmente in vigore per il contenimento del Covid-19.

Cambiano le date per Arezzo Classic Motors. Alla luce delle nuove disposizioni governative in merito alle fiere in Italia che potranno ripartire dal mese di luglio, gli organizzatori hanno comunicato che l’edizione numero 23 del salone dedicato al motorismo storico, si svolgerà il prossimo 3 e 4 luglio nei padiglioni di Arezzo Fiere e Congressi.

Organizzata dalla società WinteRace e ambientata in un polo fieristico tra i più moderno, è tra le manifestazioni più attese fra gli appassionati e collezionisti: 280 espositori per 550 stands ospitati negli oltre 20.000 metri quadrati, divisi in 7 padiglioni ed un’area esterna.

I padiglioni Chimera, Petrarca e Vasari sono dedicati interamente alla "Mostra Scambio" dove si potranno trovare in vendita ricambi e accessori per auto, moto e cicli d’epoca, editoria specializzata e automobilia. Importante la presenza di commercianti d’auto d’epoca e di privati (anche in area esterna) che offrono un’ampia gamma di modelli e di pezzi introvabili presenti nei padiglioni Redi, 5 e 6, oltre alla partecipazione di scuderie, club, registri storici, organizzatori di gare di regolarità classica.

Il padiglione 7 ospita il modellismo declinato in tutte le sue forme, dalle auto all’oggettistica, ai plastici, diorami, treni, navi e velieri tutto realizzato con la collaborazione di collezionisti privati.

Ennesimo rinvio per il Salone Rétromobile di Parigi. L’edizione 2021, molto attesa dagli appassionati di auto storiche e da collezione, non ci sarà ed è stato ufficializzato lo slittamento direttamente al prossimo anno. La manifestazione si svolgerà dunque dal 2 al 6 febbraio 2022.

Con questa fiera (l’edizione è la numero 46) si cercherà di offrire al pubblico delle occasioni eccezionali, in modo da far sognare sia bambini che adulti che non riescono a fare a meno delle quattro ruote di una volta. Fra poco meno di un anno, il centro di Porte de Versailles sarà la location di quella che viene definita “la più grande galleria d’arte effimera al mondo dedicata al settore”.

Ci saranno più di mille autovetture d’epoca di ogni tipo, per non parlare dei 620 espositori che sono stati invitati, dei 120 club specializzati e dei 60 artisti di questo comparto. La manifestazione, come da tradizione, viene ospitata presso l’expo parigino Porte de Versailles.