Giovane e all’avanguardia, portavoce della generazione Z, ma eternamente romantico. Così Gioacchino Gentile ha raccontato di sé e del suo mondo in un’intervista che sin da subito si è rivelata una piacevole chiacchierata, la condivisione di una visione della realtà tanto classica quanto contemporanea, perché scissa tra il grigiore milanese e il calore mediterraneo della propria terra. Lui suole definirsi "l’ultimo dei romantici", un esteta che ama le proprie origini, la “vita lenta” dell’Italia degli anni ‘70/80, ma che allo stesso tempo celebra ed esalta la città che lo ha adottato e accolto (Milano). Ad Altaroma ha presentato la sua ultima collezione FW 2023 “Milano liberi cuori”, una linea vivace e romantica, versatile e innovativa, da cui traspare l’esigenza di esprimere la propria personalità, l’anima di un inguaribile romantico che di romanticismo se ne intende e ne lascia trasmettere tanto, sia attraverso sé stesso che attraverso i suoi capi.
Raccontami di te, chi sei, qual è stato il tuo percorso?
Sono pugliese, di Barletta per l’esattezza, però mi sono trasferito a Milano 7 anni fa dove ho studiato alla Naba (Nuova Accademia delle Belle Arti). Con lo scoppio della pandemia e poi il lockdown, mi sono ritrovato a casa da solo con un po’ di scampoli di tessuto e perline e ho iniziato a lavorare alla mia prima collezione, linea che poi ho lanciato proprio alla fine del lockdown con capi upcycled e tutti ricamati a mano. Da lì, postandoli su Instagram è nata l’idea del brand e abbiamo iniziato a lanciare capsule sin a quest’estate con l’uscita della nuova linea prete-à - porter, 100% made in Milano. Noi lavoriamo sul concetto del gender fluid, puntiamo sulla nuova generazione Z alle prese con la grande città e quello che è lo scambio, la condivisione con le varie tipologie di personalità; un connubio di diversità insomma.
Da dove deriva l’idea di creare un tuo brand?
È nata per la necessità di esprimermi in un periodo che è stato difficile per tutti, ma in generale ho sempre sentito la necessità di comunicare quello che è il mio mondo, un concetto di moda che avevo e che volevo rappresentare.
“Gentile Milano” è il nome del tuo brand, un accostamento oserei dire ossimorico. Perché proprio “gentile” e “Milano”?
Gentile è il mio cognome, però in realtà l’ho sempre associato alla mia personalità e al movimento degli ultimi romantici perché mi definisco uno degli ultimi romantici. Il romanticismo, che un po’ sta nel mio cognome e un po’ mi caratterizza, accostato alla città di Milano, che è quella che mi ha ospitato ma che in realtà ho scelto io, racconta bene quello che è il significato della mia storia e quello che è il significato del mio brand, ovvero la fusione di ostilità e romanticismo che convivono sia nelle persone che nelle città e quindi la vita moderna.
“Innamorati a Milano” è il nome della tua prima collezione. Chi o cosa ti ha fatto innamorare e come l’hai comunicato nei tuoi capi?
Ad innamorarmi di Milano è stata proprio Milano, vissuta però dagli occhi e dai racconti degli altri negli anni della mia infanzia e della mia adolescenza, voci che hanno fatto sì che io poi finissi a vivere lì e Milano stessa è stata un posto che ho odiato e amato, ma alla fine ho più amato e ciò ha fatto sì che io decidessi di creare lì il mio futuro.
Cosa rende Gentile Milano diverso dagli altri brand emergenti?
L’attenzione al dettaglio sartoriale e al ricamo e poi l’intercambiabilità dei capi, la non definizione di genere, riportare quella che è l’estetica italiana chic e classica degli anni ‘70/80 nella nostra generazione che poi la interpreta sotto il suo sguardo.
Progetti futuri?
Al momento non parliamo, step by step, ma ci stiamo evolvendo.