A chi frullerebbe mai in testa di discettare di lusso in tempi in cui è già eccitante uscire di casa per buttare la spazzatura o fare la spesa? Apro il giornale e forse trovo una risposta: Maha Vajiralongkorn, il re della Tailandia, che ha scelto un autoisolamento di lusso al Grand Hotel Sonnenbichl a Garmisch-Partenkirchen e per questo soggiorno “dorato” ha pensato bene di portare con sé il minimo indispensabile, costituito dal suo entourage e tutto il suo “harem”, composto di ben venti concubine. Chissà se Sua Maestà le “gestisce” come il mio amico russo Piotr, che non ha concubine ma cinque ex-mogli e alla domanda “ma come fai?”, ci ha pensato su qualche secondo e poi con pacatezza ha sentenziato: “Una alla volta!” Un precursore del distanziamento sociale, il buon Piotr. Al contrario, il sovrano tailandese esercita, a modo suo, sfarzoso come si conviene ad un re, la misura inversa, pur rimanendo ligio all’obbligo di quarantena. Insomma, al di là dei fasti del cinque stelle tra le Alpi bavaresi, il sovrano orientale nel rispetto dell’autoesclusione dalla mondanità allargata, se ne è costruita una tutta sua.
Capriccio? Esagerazione? Soverchieria? Provocatoriamente, direi di no. Piuttosto, ai tempi dell’isolazionismo (a)sociale da Covid-19, questo può essere letto non tanto come esercizio di un privilegio regale, ma anzi come un gesto quasi rivoluzionario e liberatorio, capace di conferire al lusso una funzione addirittura catartica, perché alzi la mano chi non ha avuto mai in questi giorni di quarantena coatta il prurito di fare l’iconoclasta con i grafici e le raccomandazioni in powerpoint dell’OMS o le continue autocertificazioni in un burocratese da commedia all’italiana. Ma non lo facciamo. Sopportiamo e ci adattiamo civilmente e responsabilmente a tutto quello che ci viene detto e chiesto di fare per il nostro bene e quello degli altri, ma quello è il nostro lato razionale. Quello irrazionale e ribelle ci sussurra altro. Ma non c’è via d’uscita, direte voi, mica siamo tutti sovrani.
Ma siete sicuri che bisogna proprio esserlo per evadere anche solo un’ora? In tempi di privazioni, si desidera disperatamente ciò che manca. Vorrei insanamente stringere mani, mischiarmi tra la folla, andare ad un concerto, o al cinema o al teatro, a cena a casa di amici, oppure più arditamente rapinare tempo e prendere la moto e attraversare da ovest a est, e viceversa, una quindicina di confini, dormire dentro una yurta con un’intera famiglia mongola, sorbire una zuppa di coda di bue a Jakarta o addentare uno spiedino di gamberi passeggiando lungo l’affollatissimo Galle Face di Colombo di fronte a un portentoso Oceano Indiano. Vorrei riappropriami del diritto di anelare disperatamente alla solitudine di un deserto mentre sono bloccato nel traffico dell’Olimpica alle 8 del mattino. Oppure, semplicemente passeggiare senza chiedermi se lo sconosciuto che mi sta venendo incontro sia sano o nasconda qualche virione pronto a saltare fuori e infiltrarsi infingardo tra le mie vie aeree superiori. E vorrei che anche lo sconosciuto non nutrisse la medesima diffidenza nei miei confronti. E mentre moltiplico mentalmente tutti i desideri che amerei esauditi subito da un genio della lampada qualsiasi, magari con le fattezze rassicuranti di Ilaria Capua, o da un cerusico geniale che scopra che Coca-Cola e Aspirina (con aggiunta di rarissimo rum agricolo guatemalteco, se no che lusso sarebbe?) non fa sballare, ma anzi ha un buon sapore e in più ammazza il virus con maggiore efficacia della clorochina, non riesco però a trovare uno stimolo che mi consenta di ricominciare a pianificare di realizzarli a una settimana, a un mese, a un anno e via così.
Sono sospeso in un limbo attendista che mi comprime ogni iniziativa e smorza l’entusiasmo. D’un tratto però leggo di Re Vajiralongkorn e mi viene l’illuminazione. Il vero lusso ce l’ho a portata di mano, ma lo stallo obbligato mi ha accecato. E così, mi spoglio, mi immergo nella vasca da bagno, chiudo gli occhi, e fingendo di essere sovrano di me stesso, mi immedesimo, ringrazio mentalmente Sua Maestà per lo spunto e confortato dal tepore del fluido che mi avvolge mi autotrasporto mentalmente nelle acque limpide e calme di un paradiso tropicale. Gran lusso la fantasia in tempi di Coronavirus. È alla portata di tutti, ma non per tutti, perché ha un prezzo altissimo da pagare, quando ci si accorge che l’acqua della vasca si è raffreddata.
Del resto, i privilegi si pagano! Ma sono sicuro che ne valga la pena. Ve la sentite?